Adesso sono qui,
di fronte a te.
Seduti su sedie antiche.
Con carnagioni pallide,
occhi chiari,
sguardi assenti.
Capelli neri,
che fanno da contorno a visi stanchi,
invecchiati.
La cui serenità ci è stata rubata dalle nostre paure,
dalle nostre insoddisfazioni,
dalle nostre mancanze.
Siamo immobili,
contro ogni tempo,
contro ogni velocità.
Che amore perduto.
Siamo corpi freddi,
congelati dalle nostre ire.
Volti dentro volti.
Labbra lontane,
timide,
che non permettono mutamenti.
Vi è solo la mia mente incessabile,
che accoglie i miei giudizi:
“Annegare all’infinito nei tuoi difetti,
da non vivere dei tuoi pregi”.